La tecnica Raku è nata in Giappone nel XVI secolo e veniva usata per realizzare oggetti dedicati alla cerimonia del tè, un vero e proprio rito connesso intimamente alla filosofia Zen e al Buddismo.

“Raku” significa “gioire il giorno”. Fare ceramica Raku significa quindi portare in ogni oggetto la propria gioia di vivere e l’armonia di una vita in contatto con la natura.

La tecnica Raku coinvolge i quattro elementi naturali la terra, il fuoco, l’acqua e l’aria.

Ogni pezzo viene modellato a mano e poi messo in forno a temperature relativamente basse (tra i 900 e i 1000 gradi). Dopo una breve cottura, viene estratto attraverso l’ausilio di lunghe pinze, e ancora incandescente, riposto immediatamente in un contenitore con materiale combustibile (come foglie, segatura, paglia, ecc.).

Al contatto con il manufatto il combustibile prende fuoco. A questo punto si copre tutto con un fusto metallico e la riduzione di ossigeno produce una sorta di affumicatura dell’oggetto.

Questo processo unito alla temperatura esterna allo sbalzo termico, e alla riduzione parziale dell’ossigeno crea effetti imprevisti sulla superficie dagli effetti cromatici a piccole crepe estetiche.

La ceramica Raku, all’apparenza improvvisata, ricca di difetti, quasi non terminata, è strettamente connessa al pensiero Zen che si ispira alla semplicità, alla povertà nelle forme. Tutte quelle che possono sembrare delle “imperfezioni” negli oggetti Raku, vengono invece esaltate e considerate “belle”.

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